
Gli zoo possono apparire dei posti terribili, se si pensa che la maggior parte degli animali che qui vi restano sono tendenzialmente animali che dovrebbero vivere in libertà e non in cattività . Ma le persone che ci lavorano, spesso, creano dei rapporti tra umani e animali davvero speciali e questo finisce per creare delle storie fantastiche.
Piccolo Jo: la storia di un cucciolo di gorilla
Era arrivato più di 30 anni fa e da quando si trovava allo zoo, il Piccolo Jo non aveva mai mostrato segnali di sofferenza, tanto era l’affetto con cui tutti lo avevano sempre tanto accudito, prendendosi cura di lui anche nelle fasi più delicate della sua vita, a cominciare da quando piccolissimo era arrivato allo zoo.

E poi, era stato un crescendo di rapporti bellissimi, creatisi all’insegna di un animale silenzioso e accogliente, che amava stare in compagnia delle persone e che giocava delicatamente anche con i bambini. Insomma, un animale che più che animale aveva raccolto e fatto sue tutte le sembianze tipicamente umane.
Ci sono stati momenti che sicuramente non sono stati, soprattutto dopo l’arrivo di un altro gorilla, che si pensava potesse fare compagnia al Piccolo Jo, ma che in realtà era troppo diverso da lui, perché, diciamocelo chiaro, se Piccolo Jo avesse vissuto in comunione con tutte le persone che sin da piccole si erano prese di lui, non avrebbe fatto alcune differenza tra lui e gli umani.
Allo zoo: un punto di riferimento
E se dobbiamo dirla proprio tutta, allo zoo tutti, proprio tutti, lo amavano. Perché Piccolo Jo era un ottimo ascoltatore, ti guardava con uno sguardo compassionevole se gli raccontavi i tuoi guai, mentre invece diventava severo quando capiva che avevi combinato un grosso guaio. Ma non ti giudicava, ti voleva bene così com’eri.

E anche gli ospiti dello zoo, dopo aver saputo quanto fosse diventato importante e famoso, la prima tappa che facevano era proprio da Piccolo Jo, ed era come se qualcuno lo capisse, come se lo percepisse che tutti avessero capito che era un gigante buono, dall’animo nobile, sebbene fosse un animale grande.
Non incuteva alcuna paura, anzi commuoveva proprio per quel suo essere così semplicemente quasi una persona, così come solito siamo abituati a pensare di scimmie e gorilla. Nessun urlo, nessun brutto gesto, solo tanto buonumore per tutti quelli che visitavano lo zoo a qualunque ora del giorno. Ma non sempre le belle storie durano a lungo.
La fine di Piccolo Jo
Lo scorso anno, Piccolo Jo aveva cominciato ad accusare qualche cedimento, una cosa strana che nemmeno si era capito subito. Pensavano fossero gli acciacchi dell’età e invece poco a poco la luce dagli occhi di Piccolo Jo si andava affievolendo, finché un bel giorno, il suo custode, al mattino, quando gli sta portando la colazione, lo trovò accasciato a terra.

I veterinari che erano corsi a visitarlo, avevano pensato a un infarto, ma Piccolo Jo semplicemente si stava lentamente spegnendo, un po’ per solitudine, un po’ per il troppo tempo trascorso a fare ciò che in realtà lui non era, ovvero l’uomo. Un gorilla in cattività , che non riusciva ad essere cattivo nemmeno quando veniva controllato.
Poco anestetico per lui, tanto non avrebbe mosso una zampa contro il veterinario, anche lui un suo ottimo amico da decenni. Piccolo Jo si fidava di tutti loro e provava a ringraziarli con quelle forme di affetto che sanno di batoste, ogni volta che si palesano e che capisci che un animale sta per andare via.
L’ultimo addio
Era il giorno prima dell’Epifania. Piccolo Jo non ce la faceva più nemmeno a tenere gli occhi aperti. Ma un’ultima cosa la stava per fare: non avrebbe chiuso gli occhi se non prima di aspettare la sua educatrice, quella persona che per prima lo aveva cullato il giorno che era, trent’anni prima, arrivato allo zoo.

E anche lei, già un po’ fiacca e acciaccata, lo avrebbe accarezzato e con quella carezza gli occhi di Piccolo Jo si sarebbero chiusi per sempre. La notizia, quel giorno, fece il giro della città e tutti quelli che lo avevano conosciuto, e anche chi non sapeva chi fosse Piccolo Jo fino a quel giorno ma ne aveva sentito parlare, andarono allo zoo per rendere omaggio al gigante buono.
La storia di Piccolo Jo è un grande insegnamento per tutti noi: non occorre essere grandi o piccoli, animali o umani, per dimostrare la propria bontà d’animo e la propria gentilezza. Bastano gesti, l’essere perbene e a volte anche un paio di occhi profondi per dire al mondo che nulla è male se non fai del male.